martedì 26 febbraio 2013

LA COLLINA DEL VENTO


La collina del vento

Carmine Abate

Mondadori 

€ 17,50

La verità è che i luoghi esigono fedeltà assoluta come degli amanti gelosi: se li abbandoni, prima o poi si fanno vivi per ricattarti con la storia segreta che ti lega a loro; se li tradisci, la liberano nel vento, sicuri che ti raggiungerà ovunque, anche in capo al mondo.

Carmine Abate con il Premio Campiello
Il Rossarco, una collina non lontana dal mar Jonio, racchiude tutta la storia della famiglia Arcuri, una storia lunga un secolo e tre generazioni fino a Rino, che ne tira le fila: la collina non esce per un secondo dal racconto, il vento che, a volte la accarezza, a volte la spazza, fa circolare un'enorme quantità di profumi, tra olivi secolari e lecci, mentre le sulle la colorano di rosso. Da qui, probabilmente il nome, Rossarco, altura altrimenti enigmatica, densa di storia e molto fertile, come testimoniato dal caparbio patriarca Alberto, che lì si stabilisce e trascorre tutta la sua vita. Quando il professor Paolo Orsi, un celebre archeologo, la raggiunge, intenzionato a cercare i resti della mitica città di Krimisa ormai sepolta, la vita degli Arcuri viene sconvolta: la prepotenza del potere e di chi non ha rispetto e memoria è fermamente combattuta dalla famiglia, per la quale la collina è un simbolo inalienabile e insostituibile, dalla quale non ci si può staccare, mai. 

Con uno stile essenziale, chiaro (ha evitato la trappola dei dialettismi, cara al quasi conterraneo Camilleri, cedendo solo ad alcune deviazioni dialettali) e mai banale, Abate ha vinto la 50^ edizione del Premio Campiello: il romanzo trova la sua forza nel racconto verace di una terra calda, accogliente e florida, sintetizzata pienamente nella collina del Rossarco; intorno ad esso, l'autore costruisce una storia, nella quale si rintracciano note di vita vera e ormai passata, di un tempo che non torna più, di una terra produttiva e profumata. Nell'opera, invece, non si rintracciano elementi di nostalgia, denuncia, sociologismo, storia, ideologismo, risentimento o - questa è una qualità non indifferente - idealizzazione o lirismo: quest'ultimo, a mio personale avviso, è la grande vittoria di Abate ovvero non dipingere un quadro bucolico con personaggi ideali - che sarebbe apparso sicuramente più facile pur sapendo di già visto - ma contribuire con la narrazione a "salvare la memoria, che è una grande luce che illumina il presente" ricordando l'epico passato, mai domato da nessun vento, per proiettarsi sull'ignoto futuro.

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