domenica 1 maggio 2011

PRIMO MAGGIO: TRA LAVORO E UNITA' D'ITALIA

Come d'abitudine, anche quest'anno Piazza S. Giovanni, a Roma, ospita il consueto Concertone del 1° maggio per celebrare la festa dei lavoratori. A tal proposito, mi piace ricordare le parole pronunciate per l'occasione dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, piene di saggezza, buon senso e foriere di buone speranze.
Dopo aver ricordato i dati Istat, secondo i quali negli ultimi due anni si sono persi 533.000 posti di lavoro, di cui l'80% nell'industria e la metà nel Sud, Napolitano ha invitato ad avviare "un nuovo clima di coesione sia politica sia sociale". Ammonendo i sindacati per le loro divisioni, ha spiegato che "la rinuncia a sforzi pazienti di ritessitura quando si producano lacerazioni e diventino indispensabili dei ripensamenti, può portare solo al peggio, dal punto di vista del peso e del ruolo del lavoro e delle sue rappresentanze". Il Capo dello Stato è preoccupato "dinanzi al tradursi di contrasti, che tra voi possono sempre sorgere, in contrapposizioni di principio, reciproche animosità e diffidenze, irriducibili ostilità" , mentre vi sarebbe bisogno di "un richiamo alla durezza delle sfide che ci attendono e che già ci incalzano". "Mi domando, ed è una domanda che può riferirsi anche alle relazioni tra le forze politiche: è inevitabile l'attuale grado di conflittualità, è impossibile l'individuazione di interessi e impegni comuni? Si teme davvero che possa prodursi un eccesso di consensualità, o un rischio di cancellazione dei rispettivi tratti identitari e ruoli essenziali? L'Italia ha bisogno di un nuovo clima di coesione, sia politica sia sociale. L'attuale grado di conflittualità deve essere superato senza avere paura che così facendo si cancellino identità o tratti essenziali del proprio agire". La profonda inquietudine di Napolitano, ravvisata nelle numerose occasioni di tensione tra i sindacati, si riflette nella richiesta di porre fine ad un esercizio tanto abusato quanto scorretto di "ipocrisia istituzionale" che segue i suoi richiami, facendo cadere gli stessi nel vuoto della polemica.

Il 150° anniversario dell'Unità d'Italia non poteva non essere celebrata anche durante il Concertone: sotto la sapiente conduzione di Neri Marcoré, si alternano tanti grandi artisti, tra cui Ennio Morricone, Gino Paoli, Francesco De Gregori e Lucio Dalla, Eugenio Finardi, Subsonica, Daniele Silvestri, Caparezza, Modena City Ramblers, Bandabardò, Edoardo Bennato, Lucariello, Paola Turci, Luca Barbarossa, Eduardo De Angelis, Giuliano Palma and the Bluebeaters con Nina Zilli e tanti altri. Uno dei pezzi che più ho apprezzato, composto proprio per quest'importante ricorrenza, è stato Italiani di Edoardo Bennato, di cui vi propongo video e testo.



ITALIANI

Dicono di noi: improvvisatori. Mafiosi, scalmanati, santi e navigatori…
E' vero sempre guelfi e ghibellini, terroni e padani
Ma fortunatamente, italiani…

Dicono di noi: rivoluzionari. Pizzaioli, emigranti e canzonettari…
E' vero tutti un po' cialtroni ed un po' geniali
Ma fortunatamente, italiani

E allora quando è festa sventoliamo le bandiere
O tutte rosse o tutte verdi, oppure altri colori
Noi maledettamente piemontesi e napoletani!
Ma semplicemente, italiani…

Dicono di noi: schiavi del pallone. Tifosi esagerati, e al bar tutti allenatori
E' vero libertari-libertini e a volte puritani
Ma fortunatamente, italiani

E allora quando è festa sventoliamo le bandiere
O tutte rosse o tutte verdi, oppure altri colori
Noi maledettamente piemontesi e napoletani!
Ma semplicemente, italiani…

Noi fortunatamente, italiani…

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