domenica 20 dicembre 2009

QUALCOSA CAMBIERA'?

Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile.

Questo è quanto dichiarava il presidente del Consiglio Berlusconi quando, pochi giorni fa, ha lasciato l'ospedale San Raffaele di Milano, al termine del ricovero seguito al lancio della statuetta in piazza Duomo.
Non sembra vero quello che si è verificato negli ultimi giorni, se con la mente andiamo a ripescare momenti del passato, nei quali era stata promessa una tregua per collaborare insieme alle riforme.
Massimo D'Alema getta il sasso nello stagno con un'intervista al Corriere della Sera, profetizzando un'intesa seria e costruttiva per un percorso di riforme. Un gran polverone si è alzato per l'uso della parola "inciucio", che ricorda accordi non proprio chiari e trasparenti. Ma D'Alema ha subito precisato che "ciò che viene chiamato inciucio a volte invece è un compromesso che può essere utile per il Paese", concetto sul quale si è trovato d'accordo anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini ("Dico di sì, qualche volta ci vuole il compromesso").
Oggi, sempre sul Corsera, il ministro Tremonti richiama la politica all'esigenza di riforme che ha il Paese: dalle riforme istituzionali "da fare in Parlamento, o in alternati­va con l'elezione di un 'corpus' politico ad hoc" ad una riforma fiscale che riguardi «le famiglie, il lavoro, la ricerca e l’ambien­te ".
I tempi sembrano maturi, forse possiamo iniziare ad intravedere di nuovo la luce dopo mesi di buio pesto nel tunnel delle continue tensioni e dei tanti veleni che ci ha regalato la politica degli ultimi mesi. Probabilmente - dovremmo aspettare i fatti per giudicare - anche i moniti del capo dello Stato hanno fatto ragionare qualcuno sull'utilità di un confronto sereno e democratico rispetto alle urla e agli insulti.
Come è evidente, non a tutti piacciono i semi di questo clima di collaborazione: in pole position a Di Pietro, il che certamente non è una sorpresa. Sorprendono molto di più le posizioni di Franceschini e Veltroni, che dal loro comune ruolo di ex segretari non vedono di buon occhio l'inciucio sperato da D'Alema. Veltroni, per esempio, dinanzi ad una saggia affermazione di Nicola Latorre ("le vicende giudiziarie sono un conto e il dovere di governare è un altro. Berlusconi ha vinto le elezioni e deve svolgere questa funzione: i governi, infatti, cadono quando viene meno una maggioranza parlamentare"), mostra insofferenza: perchè? Ritiene possibile e giusto il contrario di quanto affermato da Latorre? L'augurio di Latorre, oltre che essere giustificato dalla legge, è il medesimo auspicio del presidente Napolitano, pronunciato proprio al fine di pacare i toni della dialettica politica.
Dopo queste schermaglie, solo il tempo ci dirà la verità e ci mostrerà chi ha mentito, chi ha giocato di tattica, chi ha dissimulato.


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...