sabato 2 agosto 2008

A PROPOSITO DI LEGALITA'




SULLE REGOLE

Gherardo Colombo

Serie Bianca Feltrinelli

€ 14,00



“Sebbene ci sia chi pensa il contrario, delle regole non si può fare a meno perché non si può stare insieme senza applicarne, magari inconsapevolmente. La regola è l’altra faccia della convivenza”. Si apre così il secondo capitolo, con un’affermazione tanto netta quanto vera, atta a sottolineare come alla base della nostra società ci sono regole (o leggi) che disciplinano la nostra vita, senza le quali sarebbe impossibile vivere, senza le quali piomberemmo in uno stato di anarchia in cui vivere sarebbe difficile e improbabile. Tale capitolo segue, con un significato ben preciso, il primo, quello che Colombo intitola “Un paese immaginario”, che è poi il paese di tutti i giorni, in cui infrangiamo regolarmente qualsiasi legge pur di arrivare a raggiungere l’interesse personale: il salumiere che regala prodotti al vigile urbano affinché lo stesso non controlli la bilancia che pesa in modo errato, la casalinga che non richiede la fattura all’idraulico perché lo stesso le pratichi uno sconto e via discorrendo; in tutti i casi citati e negli altri che trovate nel capitolo viene sempre anteposto il mero interesse personale, scavalcando qualsiasi regola, a scapito dell’interesse generale.
La prima parte del libro si occupa di definire “le ambiguità della giustizia”: leggi diverse a seconda del tempo e dello spazio; cosa vuol dire giustizia; da dove viene il diritto. La conclusione dell’autore è la seguente: la giustizia, oggi, diventa conseguenza del diritto, cioé “giusto è quel che la legge dichiara tale, indipendentemente dalla coerenza con principi (o con ragioni) che stiano al di fuori della legge medesima”. La seconda parte del libro parla delle differenze tra la società orizzontale e la società verticale; la prima vede ogni persona come un valore e si basa “sull’idea che l’umanità si promuova attraverso un percorso armonico in cui la collaborazione di ciascuno (…) contribuisce all’emancipazione dei singoli e al progredire della società nel suo insieme”. La società verticale, al contrario, vede l’uomo come strumento, si basa sulla gerarchia, “scartando gli inadeguati”, e i suoi valori fondanti sono la separazione e l’annientamento. Tuttavia – sostiene Colombo – “può darsi che una società sia organizzata nel suo complesso in modo verticale, eppure in parte viga il sistema dell’orizzontalità”. L’osservanza delle leggi viene garantita in modo solo parzialmente diverso nei due sistemi: nella società verticale “la sanzione deve (…) consistere in un male” e quindi sono previsti la pena di morte e il carcere; quest’ultimo, anche se in teoria incompatibile con la società orizzontale (come la pena di morte), viene utilizzato nella stessa per punire l’inosservanza di molte norme. L’ex pm sostiene che il fatto che il carcere sia la principale risposta alla violazione delle leggi non deriva solo “dalla tradizionale equivalenza tra sanzione, da un lato, ed esclusione e sofferenza, dall’altro”, ma anche dal contributo della Chiesa (ad esempio, l’Indice dei libri proibiti, che è in fondo una forma di esclusione). La terza ed ultima parte del libro si intitola “Verso la società orizzontale”: in essa l’autore affronta il tema della giustificazione del diritto alla fine del secondo millennio, i limiti delle regole internazionali e, come modello di società orizzontale, la Costituzione italiana, nonché gli interessi di chi si oppone alla società orizzontale (chi occupa posizioni di privilegio in primis non ha la minima intenzione di perderle, anzi ha tutto l’interesse a conservarle). Nel complesso “Sulle regole” è un libro agile e molto utile per indagare e capire perché oggi la percezione della legge (e perciò la legalità) è più appannata rispetto a trenta-quarant’anni fa, tanto più nel quarantennale del ’68, che sicuramente ha contribuito ad allentare l’osservanza delle leggi e la tensione alla legalità (percepita spesso come “paura della legge”): oggi pare proprio non si tema più di incorrere in una sanzione, sembra che le leggi non incutano più il giusto timore che ci spinge a non disattenderle. Concludo ricordando di aver avuto il piacere di ascoltare dal vivo in S. Maria Gualtieri a Pavia il dottor Colombo (in compagnia del costituzionalista Ainis in un dibattito sulla legalità) e di aver avuto modo di apprezzare la sua capacità oratoria nel comunicare l’amore per l’osservanza della legge, cui ha dedicato la sua vita.

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