sabato 23 agosto 2008

LA FESTA DEL PD CHE NON C'E'

E' curioso notare come il Pd si appresti ad aprire questa sera la sua prima festa a Firenze, presso la Fortezza da Basso, anche se, a detta di Massimo Cacciari, primo cittadino di Venezia, "il Partito Democratico al Nord non c'è, non esiste, non esiste nemmeno al Sud". Sorge quindi spontaneo, così come fa Geremicca sulla Stampa odierna, parlare della "prima festa del partito che non c'è".
In effetti è da alcune settimane che si assiste sui giornali al lancio di frecciatine da parte dei big all'indirizzo di vari esponenti in vista del Pd: tutti, insomma, con smania di protagonismo, cercano di ritagliarsi un posto nel neonato Pd, ancora alle prese con il tesseramento, col dilemma sulle correnti, con Di Pietro che ormai va per conto suo, inguaiando spesso lo stesso Pd per l'uso di espressioni troppo forti ed offensive: pare, perciò, che il Pd navighi nella burrasca, senza una bussola, con il segretario Veltroni anch'egli poco capace di indicare la rotta; ogni volta che si presenta in televisione oppure viene intervistato dai quotidiani ama pontificare, ama incantare i telespettatori o i lettori con buoni propositi e buone maniere, con la voce calda e coinvolgente del nonno che raduna attorno a sé i suoi nipoti, spiegando loro come affrontare la vita. Purtroppo la campagna elettorale è finita da un pezzo, rovinosamente (ahimé) per il Pd, ma nessuno pare ancora essersene reso conto, nessuno ha elaborato una accurata analisi delle ragioni della sconfitta, analisi dalla quale ripartire per una seria opposizione, non strumentale e sempre e solo antiberlusconiana a priori.
A sottolineare la situazione da "partito da allarme rosso" è anche Enrico Letta, uno degli esponenti più intelligenti e seri del Pd, che non nasconde le difficoltà del partito, "percorso dal virus della minoranzite": un Pd ai ferri corti, insomma, come capita in Sardegna, dove una parte del Pd chiede al Tribunale sardo di annullare l'elezione della segreteria regionale, o come avviene in Piemonte, dove si tenta di emarginare Chiamparino, il quale, al contrario, è una "risorsa". Tuttavia anche Letta cade in trappola quando afferma che "c'è una festa da cui cominciare a fare un partito": ho sempre pensato che la sede più adatta per costruire un partito sia il congresso, dove si presentano varie mozioni e si discutono, mentre il dibattito ad una Festa de l'Unità credo sia più utile per un esercizio di dialettica e niente di più. Ma anche sulla data del partito i malumori non mancano ed ecco perché é forse più utile discuterne alla Festa del Pd, tra pappardelle e ribollite e un bel bicchiere di vino, che aiuta a dimenticare (almeno per qualche ora).

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